VISENTINI ANTONIO
Urbis Venetiarum Prospectus celebriores.
Data: venezia,Apud Ioannem Baptistam Pasquali,1742
Cod 2133
Materia: vedutistica
35.000,00 €
Tre parti in un album in folio oblungo (mm 490x345); splendido antiporta allegorico firmato in basso a sin. “Ant: Visentini inv. del. et sculpsit” e a destra “Angela Baroni Lit. Sculpebat”, frontespizio figurato con i ritratti di Canaletto e Visentini, tre frontespizi a stampa (uno per ogni parte) con titolo inciso in rosso e nero e la celebre marca editoriale del Pasquali, (autore sempre il Visentini) raffigurante una grande vignetta con Minerva nell’atto di porgere un libro, sopra un nastro con motto “Litterarum Felicitas” e simboli allegorici.
Trentotto magnifiche tavole di vedute divise nelle tre sezioni. La prima parte (tavole I-XIV) riproduce le quattordici vedute del 1735 elegantius recusi, cioè più finemente lavorate, come si legge nel frontespizio inciso con la data aggiornata (MDCCXLII); la seconda parte (tavole 1-12) e la terza (tavole I-XII) comprendono invece 24 nuove vedute anch’esse quasi tutte ricavate da soggetti del Canaletto. Le tre parti sono precedute da un indice generale, la Tabularum series, e scandite dal ripetersi, all’inizio di ognuna, del nuovo titolo tipografico Urbis Venetiarum Prospectus celebriores, ex Antonii Canal Tabulis XXXVIII, aere expressi ab Antonio Visentini. In partes tres distribuiti. Venetiis Apud Joannem Baptistam Pasquali, MDCCXLII, accompagnato dalla specificazione Pars prima, Pars secunda, Pars tertia. Legatura in mezza pelle coeva, titolo impresso in oro su tassello rosso al dorso con quattro nervi. Piatti in cartone rigido marezzato in verde muschio, tagli verde mare. Spellature a cerniere e spigoli. Minime mende interne, pieghe ai fogli di guardia, piccolo alone al massimo che varia da 2 cm di altezza a 8 cm di lunghezza, in basso nel margine interno fino alla fine della prima serie di stampe, minime macchioline all’antiporta.
Bell’esemplare nella rarissima prima tiratura, caratterizzato dalla prima parte stampata su carta gialla. La seconda e terza su carta vergellata con filigrana Honig.
Le 40 acqueforti con le vedute di Venezia che compongono l’album Urbis Venetiarum Prospectus celebriores di Antonio Visentini (1688-1782), costituiscono la più celebre raccolta di vedute di tutto il Settecento veneziano, non solo per la loro intrinseca qualità, che conferma il primato di Venezia nell’arte incisoria e tipografica, ma perché attorno ad esse si snoda un capitolo importante della cultura artistica settecentesca della città, in stretta relazione con la storia del gusto e del collezionismo inglese dell’epoca.
Le vedute del Visentini riproducono, com’è noto, quasi tutte dipinti del Canaletto eseguiti tra il 1726 e il 1740 nel pieno della sua maturità artistica. La loro raccolta in album fu voluta e commissionata dal colto uomo d’affari e collezionista inglese Joseph Smith, che nel 1709 si era stabilito a Venezia dove, nel 1744, sarebbe diventato console britannico presso la Serenissima. Le prime 14, già pubblicate nel 1735 col titolo Prospectus Magni Canalis Venetiarum, sono ricavate dalle vedute del Canaletto realizzate tra il 1726 e il 1734, di proprietà dello stesso Smith, come si dice nel frontespizio inciso (“In Aedibus Josephi Smith Angli”) e da questi poi vendute, nel 1762 a Giorgio III d’Inghilterra. Le 24 tavole della seconda e della terza parte sono, invece, vedute del Canaletto (ma una, oggi sappiamo, è di Bernardo Bellotto), in gran parte commissionate da Smith per conto di collezionisti inglesi.
Le incisioni dell’album Prospectus Magni Canalis del 1735 erano state richieste da Smith al Visentini, che ne era anche l’architetto di fiducia, proprio per avere un catalogo visivo di opere del Canaletto di sua proprietà con cui stimolare la committenza della ricca aristocrazia inglese per i dipinti del grande vedutista veneziano, di cui Smith era il mercante e il mecenate.
La nostra raccolta completa Urbis Venetiarum Prospectus celebriores, pubblicata nel 1742 da G. B. Pasquali, stampatore prediletto da Smith, comprende invece le 14 acqueforti dei Prospectus del 1735, notevolmente ritoccate dallo stesso Visentini, più altre 24 tavole, con la riproduzione di vedute del Canaletto, di cui dieci, oggi in parte disperse, appartenute al duca di Malborough, due al duca di Bedford, due al duca di Leeds e due al conte Earl Fitzwilliam, tutti clienti di Joseph Smith.
Il ruolo dell’album di Antonio Visentini nella conoscenza e nella diffusione dell’opera di Canaletto fu dunque importantissimo. Egli stesso, d’altronde, volle sottolinearlo in entrambe le edizioni dell’album, aggiungendo alle vedute l’antiporta col ritratto suo e del Canaletto in cui l’immagine del pittore e quella dell’incisore si associavano in indissolubile sodalizio.Proprio questa stretta associazione è stata per molto tempo all’origine di alcuni fraintendimenti sul valore dell’opera di Visentini, ritenuto talora un mero traduttore delle vedute del Canaletto, di cui si perdeva, nel bianco e nero dell’incisione e nella riduzione all’uniforme misura dell’acquaforte, lo spettacolare e luminoso cromatismo che ne era l’essenza.
Negli ultimi decenni la critica ha, invece, giustamente rivalutato il valore artistico di queste Prospettive di Venezia del Visentini, la loro magistrale capacità di restituire nel bianco e nero dell’acquaforte la luminosità propria dei dipinti del Canaletto, ma, soprattutto, la loro autonoma forza espressiva in grado di darci un’immagine nuova di Venezia, più razionale e utopica, se vogliamo, comunque meno concitata di quella del Canaletto e fuori dalla retorica barocca del suo tempo.«Nei fogli delle Prospettive – ha scritto Dario Succi – l’artista contempla la città singolare con occhio fermo, limpido e immerge le forme in un bagno di luminosa, razionale certezza. Gli edifici esatti si levano leggeri sulle acque e brillano nell’impeccabile sfilata dei volumi […] la tecnica impiegata è personalissima; i tagli sottili, puliti, si accostano, si frammentano, si diradano, si incrociano. Il risultato riflette una stimolante serenità contemplativa: la città si specchia gioiosamente sulle superfici liquide corse da ombre di seta. Dalla limpidezza della descrizione nasce un lucido incantesimo, un rarefatto equilibrio espressivo, una fissità tagliente. […] nulla deve turbare la razionalità delle regole prospettiche, la verità della visione, la fiducia illuministica di un’esperienza certa, ordinata, univoca» (D. Succi, La felicità illuminata delle acqueforti di Antonio Visentini, Vianello, 1984).
A un’identica esigenza di razionalità illuministica obbedisce anche la sequenza con cui Visentini ordina nel suo album le vedute dal Canaletto, dando ad esse una sistematicità che consente di leggere Venezia nel suo insieme, come organismo urbano che ha nel Canal Grande il suo asse centrale. Ogni prospettiva inizia dove quella precedente si chiude. La prima parte è tutta dedicata al Canal Grande, di cui Visentini ci fa vedere lo sviluppo sia verso oriente sia verso occidente, partendo dal ponte di Rialto, perno urbanistico della città. La seconda parte va dal canale di Santa Chiara a nord fino all’imbocco del Canal Grande in prossimità della Riva degli Schiavoni, mentre le ultime 12 tavole, dedicate ai “campi” e alle chiese, culminano nelle due animate e scenografiche immagini finali di Piazza San Marco.
La connessione architettonica dei diversi edifici nel continuum del tessuto urbano ne risulta nitidamente delineata e ciò, al di là di ogni altra considerazione, distingue nettamente le Prospettive del Visentini dalle altre raccolte di vedute che l’avevano preceduto, quelle del Carlevarijs (1703), del Lovisa (1717) e del Marieschi (1723), in cui erano i singoli luoghi e le singole architetture ad emergere, ma la città nel suo insieme si perdeva.Rodolfo Pallucchini, Mostra degli incisori veneti del Settecento, Venezia, 1941; F. Pedrocco, Editoria illustrata veneziana del Settecento: G. B. Pasquali, "Atti dell'Istituto Veneto di lettere, scienze ed arti", CXXXIII, 1974; John G. Links, Views of Venice by Canaletto engraved by Visentini, Dover, New York, 1971; Gianvittorio Dillon, Aspetti dell'incisione veneziana nel Settecento, Venezia, Tipografia commerciale, 1976; W. G. Constable, John G. Links, Canaletto. Giovanni Antonio Canal 1697-1768, Oxford, III ed. 1989; Da Carlevarijs ai Tiepolo. Incisori veneti e friulani del Settecento, cat. della mostra Gorizia/Venezia, a cura di Dario Succi, Venezia, Albrizzi editore, 1983; Dario Succi, Venezia nella felicità illuminata delle acqueforti di Antonio Visentini. Dario succi, La Serenissima nello Specchio di Rame, pag. 178, 2018.
D. Succi, La felicità illuminata delle acqueforti di Antonio Visentini, Vianello, 1984
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