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VERONA

Capitoli et ordini del santo Monte di pietà di Verona.
Data: Verona,appresso li Fratelli Merli,1709
P2030001
Soggetto: Monte di Pietà
400,00 €
In 4°(mm 200x140). Pagg. (2), 211. Frontespizio inciso con l’immagine di Cristo circondato da 7 angeli con i simboli delle stazioni della croce. Eleganti testatine e capilettera parlanti e ornate incisi in legno. Cartone rigido marmorizzato in grigio e granata, titolo impresso in oro su tassello in marocchino al dorso. Il fenomeno dei soldi presi a prestito è di lunga durata: la vita dei Monti di pietà è nata tra medioevo ed età moderna, muta nel tempo ma non si interrompe. Subito dopo la nascita e quasi ovunque, i Monti entrano a far parte del novero dei “luoghi pii” (a causa dell’origine dai banchi francescani e la loro predicazione contro l’usura) gestiti congiuntamente dalle autorità civili e religiose delle città, dal ceto dirigente; in età moderna, essi diventano enti “para-pubblici” con una gestione economica autonoma, fortemente in relazione con la vita politica cittadina. I Monti non nascono come un qualunque ente assistenziale, non mirano a fare la carità, ma a sostenere ceti sociali inferiori ed in difficoltà. La loro presenza arriva fino al Novecento (AVerona è ancora aperto un Monte dei pegni, che opera con caratteristiche non diverse nell’essenza da quelle di più di cinquecento anni fa). Questa interessante opera suddivisa in 32 capitoli, che trattano della struttura organizzativa e degli ordinamenti del Monte di Pietà di Verona, riportano i documenti relativi alla sua istituzione, (oltre a descrivere le calamitose avventure che il Monte subì nel tempo, fra cui incendi e altro), l’elezione delle varie cariche e figure (“il massaro, i nodari, i pelagati, il bidello, il priore etc.)”. Il Monte era diviso in monte piccolo o dei poveri e Monte grande o dell’utile; “non si poteva prestar denaro su oggetti sacri ne’ armi, ne’prestarlo agli ebrei o ai forestieri, gli incanti non si potevano fare senza la presenza del Priore e d’un Governatore; si doveva tenere la documentazione dei pegni in caso di smarrimento della cedola da parte di colui che impegnava gli oggetti; tutti gli addetti al Sacro Monte erano tenuti a recarsi al lavoro nelle ore debite; successivamente sono riportati tutti gli ordini dall’arco temporale che va dal 1574 al 1610. Bell’esemplare in ottima impressione. Lievi tracce d’uso alla legatura, spigoli e angoli. Timbrino di appartenenza al frontespizio. Lozzi, II, 6310. Non in Einaudi, Kress, e Fontana.

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