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ROSA SALVATOR (Napoli 1615 – Roma 1673)

Diogene e la sua scodella
Data: Roma,1661 - 1662
PC040049
1.150,00 €
Acquaforte e puntasecca, eseguita fra il 1661-62, firmata in lastra in basso entro cartiglio. Mm 454x272. Discreta prova con impressione un po’ leggera, impressa su carta vergata coeva con filigrana con scudo, margini brevi in alto, a lato di circa 1 cm, sulla battuta in basso. Stato unico. Analogamente al Testa, al Castiglione e al Della Bella, Salvator Rosa sentì l’incisione come il mezzo tecnico più adatto ad esprimere il suo linguaggio espressivo ed infatti insieme agli artisti sopra citati è da considerare protagonista della storia dell’incisione italiana del Seicento. Esponente di una vasta cultura eclettica, i suoi molteplici interessi figurativi avevano come poli il classicismo carraccesco, il naturalismo del Ribera, la pittura romana contemporanea e il mondo antico. Da quest’ultimo in particolare il Rosa sembra trarre spunto per le sue colte composizioni incise che, come già nel Testa, si ricollegano alle tematiche care alla filosofia stoica, glorificando le virtù con allegorie assai complesse e costruite. A questo aspetto va aggiunto anche l’interesse per il mondo esoterico che gli ispirò composizioni negromantiche in pitture. La sua grande abilità tecnica e la padronanza del mezzo incisorio all’acquaforte hanno fatto sì che le stampe di Salvator Rosa venissero apprezzate sin dall’antichità, copiate e ricercate da collezionisti e mercanti. Bartsch 5. Ringlin 16.

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