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CARLEVARIJS LUCA

Le fabriche, e vedute di Venetia disegnate, poste in prospettiva, e intagliate…
Data: In Venetia,1730 circa
Soggetto: Venezia
20.000,00 €
In folio oblungo (mm 280x408); frontespizio, foglio di dedica al Principe Luigi Mocenigo Doge di Venezia con testo inciso da Angela Baroni incorniciato da cartiglio architettonico, in alto campeggia il blasone dei Mocenigo e sullo sfondo veduta di Venezia, in basso a destra firma di Luca Carlevarijs; 103 vedute di Venezia incise ad acquaforte nel II stato con il numero arabo (101 numerate a stampa in basso a destra, le ultime due in basso a sinistra); la tavola 16 “Chiesa di S. Giustina monache Agostiniane” è erroneamente sostituita, per probabile errrore di rilegatura, dalla veduta della “Scuola del Spirito Santo su le Zattere”, che fu pubblicata solo nella prima edizione, (con numerazione manoscritta a inchiostro bruno). Esemplare in quinta edizione con l’aggiunta delle tavole 102 e 103 di Palazzo Zanne e Casino Zanne e l’eliminazione della nota editoriale di Finazzi al frontespizio. Legatura coeva in tutta pelle marmorizzata con doppia bordura ai piatti a secco, dorso a tre nervi, tagli a spruzzo rossi. Nota manoscritta all’interno del piatto anteriore. Bell’esemplare marginoso e ben conservato con internamente difetti veramente minimi qualche traccia di sporco superficiale ai margini di qualche tavola; nota manoscritta poco leggibile al frontespizio, legatura con normali segni del tempo. E’ questo il primo lavoro datato dell’artista friulano e riflette l’eco del giovanile viaggio romano. Nel 1679, orfano di entrambi i genitori, si trasferì con la sorella a Venezia. Confluiscono nella giovanile attività pittorica di Carlevarijs gli insegnamenti del padre Leonardo, architetto e pittore, gli effetti dell’arte dei paesaggisti di origine nordica, ma di tradizione romana come Vanvitelli, attento e luminoso topografo, Curtois, i Van Bloemen paesaggisti, Lorrain e Callot ma anche i Bamboccianti e Salvator Rosa. Carlevarijs seppe elaborare tutte queste fonti, dando vita a delle vedute precise ma non aride, animate gustosamente dalla presenza umana e poetica delle vivacissime “macchiette”. Dopo aver dominato il mercato fino alla fine del secondo decennio, fu messo in ombra dall’emergere del giovane Antonio Canal, suo discepolo. Carlevarijs resta comunque indiscutibilmente considerato il padre della vedutistica settecentesca veneziana, segnando un tracciato normativo per le generazioni future. Questa opera celeberrima costituisce il punto di partenza del vedutismo veneto settecentesco, primo album di vedute pubblicato: “Le Fabriche, e Vedute oltre che apparire un elogio per immagini della Serenissima, si propongono come una sorta di compendio storico dell’architettura veneziana…” (Concina, 1995, pag. 10) o “Con la sua raccolta di incisioni, il Carlevaijs per la prima volta viene traducendo su un piano d’arte quegli aspetti monumentali e pittoreschi di Venezia…” (Pallucchini, 1967, pag. 402). Succi, La Serenissima nello specchio di rame, pag. 20- 24; Zampetti: “Vedutisti Veneti del Settecento”,catalogo, Venezia 1967; A. Rizzi: “ Disegni,Incisioni, Bozzetti del Carlevaris”, catalogo, Udine – Roma 1964.

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