CASTIGLIONE BALDASSARRE
Il Cortegiano...Novamente stampato et con somma diligentia revisto con la sua tavola di nuovo aggionta.
Data: Venetia,(per Alvise de Tortis),1544
Cod 0377
Materia: letteratura
800,00 €
In 16°(mm 150x100); frontespizio con ricca cornice calcografica e figure allegoriche, 5 carte n.n. con le tavole "de tutte le materie”, 2 carte bianche, 4 c.n.n. (su 5, mancante il secondo frontespizio posta in carta A1, che precede la lettera dedicatoria al vescovo Michel de Silva), carte numerate CXCV con parecchie malnumerazioni (numerate anticamente a mano 208), (1); testo corsivo, capolettera parlanti al primo, secondo, terzo e quarto libro, in silografia. Legatura in mezza pelle ottocentesca con angoli, sguardie moderne, titolo in oro al dorso con tre nervi.
È un trattato dialogico in quattro libri ambientato nel 1507 nel palazzo ducale di Urbino.
Delibera di “formar con parole un perfetto cortegiano”, ovvero di definire il profilo del giusto uomo di corte. Nel libro I, Ludovico di Canossa definisce le sue qualità fisiche e morali: egli dev'essere di nobile nascita e possedere fascino naturale, cultura e un'ottima conoscenza delle arti cavalleresche. Nel libro II, Federico Fregoso parla del modo in cui il cortigiano debba regolare le sue qualità a seconda delle situazioni, soffermandosi anche sui motti di spirito e le “vivaci risposte” che meglio gli si addicono. Nel libro III, Giuliano de' Medici descrive la figura della dama di corte e ne delinea i caratteri, mentre nel IV Ottaviano Fregoso stabilisce i rapporti tra il cortigiano e il principe e discute del suo ruolo di consigliere, di come egli debba spingere il signore ad azioni virtuose, a prendere atto della realtà e a non farsi obnubilare dagli adulatori. Nel libro IV è contenuta anche una descrizione del principe ideale, il quale non può esercitare il proprio potere al di fuori dalla moralità. Tutti gli aspetti della vita del cortigiano devono essere regolati dal “buon giudicio”, e cioè un confronto continuo dei propri ideali con una realtà in perenne mutazione. Accanto a questo la “grazia” rappresenta la qualità ideale per imporre la propria immagine, ma questa richiede un impegno di dissimulazione tale da far apparire spontaneo e naturale ogni comportamento artificioso. La qualità più importante per un cortigiano è infatti quella che il Castiglione definisce “sprezzatura”, ovvero la disinvoltura con cui egli deve nascondere l'arte che rende ogni suo atto spontaneo e naturale nel "teatro" della corte.
Rara edizione. Buon esemplare. Alone grigio-bruno all’angolo sup. delle ultime carte, a partire dalla CLII circa (numerata manoscritta ad inchiostro bruno 165). Lieve alone a poche pagg. al margine inferiore all’inizio del tomo, chde riprende verso la fine più evidente. Antiche annotazioni di studio manoscritte al margine e sottolineature a inchiostro bruno. Varie note manoscritte alla seconda carta bianca (carta iniziale VIII non numerata).
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