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FRANCO NICCOLO’

La priapea, sonetti lussuriosi-satirici
Data: (Parigi) A Pe-King. Regnante Kien-Long, nel XVIII Secolo,1790 circa
Cod 8729
700,00 €
In 8° (mm 165x95), pagg. (4), 127 con alcune lettere del Franco alla fine, datate 1541, fra cui una molto tagliente ai principi in cui si scaglia contro all’Aretino. Tutta l’opera è una satira oscena contro al celebre letterato toscano. Bellissimo esemplare in tutta pelle nocciola con triplo filetto in oro ai piatti, dorso a cinque nervi con fregi e titolo in oro, tagli marmorizzati. Nicolò Franco (Benevento, 1515 – Roma, 1570) di umili origini, si stabilì a Venezia nel 1536, dove l’anno successivo entrò alle dipendenze dell’Aretino. Ben presto, le sue grandi ambizioni letterarie lo posero però in concorrenza e in netto contrasto col suo protettore, costringendolo a lasciare precipitosamente la città lagunare. Ci si fa un’idea dell’astio intercorrente tra i due scorrendo le molte decine di sonetti ingiuriosi che il Franco inserì a bella posta nella raccolta intitolata La Priapea (1541), opera smaccatamente anticlericale e licenziosa, che costruì la fama "maledetta" dello scrittore beneventano. Nel 1558, approdò a Roma in cerca di fortuna, dopo aver soggiornato in varie città italiane (Casale Monferrato, Mantova, Napoli). Privo però di solidi appoggi curiali, il Franco scrisse un violento libello contro papa Paolo IV e la potente famiglia Carafa, cosa che lo portò ad essere processato e condannato a morte dall’Inquisizione. Venne impiccato sul ponte di Castel S. Angelo l’11 marzo 1570. Il rapporto prima amichevole poi antagonistico con Pietro Aretino segnò ossessivamente gran parte della produzione letteraria di questo "irregolare" della letteratura. Nella Priapea, pubblicata nel 1541, che ebbe immediatamente grande fortuna in Italia e in Europa, l'autore scarica umori biliosi non solo contro i suoi nemici ma contro ogni forma di convenzione. Naturalmente sarà da tener conto che il Franco in questo ubbidisce anch'egli alle convenzioni di un genere letterario, che avea proprio in Pietro Aretino il suo maggior autore.

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