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VERONA

PANVINIO ONOFRIO

Antiquitatum veronensium libri VIII. Nunc primum in lucem editi variisq. iconibus et antiquis inscriptionibus locupletati.
Data: Padova,Paolo Frambotti,1648
Verona
Soggetto: Verona
6.000,00 €
In Folio (mm 395x270); pagg. (18 non numerate), 244, (12 n.n.). Assai ricco l’apparato iconografico con 34 tavole incise finemente in rame, di cui 32 fuori testo. Fra le splendide tavole in fresca impressione, il prospetto del Teatro Romano in due fogli non uniti e la magnifica tavola con la pianta della città, ripiegate più volte (qui nella rara versione con l’aggiunta delle lastre coi rimandi alla pianta), il territorio Veronese col ritratta di Sarayna, le due tavole ichnografiche, la veduta dell’Anfiteatro, la Naumachia, la stupenda veduta del Colle di San Pietro da ponte Nuovo, tutte su doppio foglio, alcune riprese dal pittore veronese Giovanni Caroto e dall’umanista Torello Sarayna, incise da F. Huret e Giovanni Georgi; riporta inoltre i ritratti di Fracastoro e Montano; le restanti tavole raffigurano prevalentemente reperti archeologici romani. Splendido frontespizio architettonico con figure allegoriche, il leone di San Marco che campeggia al centro sopra il timpano (a significare la dominazione veneziana) e una pianta della città nella predellina in basso; ritratto dell’autore sempre entro fregio architettonico. Il raffinato apparato iconografico di quest’opera accompagna la storia della città e dei veronesi illustri. Mezza pelle verde settecentesca con titolo in oro su tassello arancione al dorso con cinque fregi alla greca. Magnifici capolettera e testatine istoriate con decori fitomorfi e grottesche, incise in silografia. L’opera, rimasta inedita fino al 1647, è considerato sotto al profilo iconografico, la più importante e ricca pubblicazione sulla città di Verona. Questa tiratura non è che una successiva emissione della prima con qualche lieve modifica in corso di stampa; fu ripubblicata altre due volte, nel 1658 e 1668. La presentazione del tipografo Paolo Frambotti esplica le vicende della pubblicazione dell’opera per impulso delle autorità civiche veronesi come atto di omaggio al loro concittadino per questa sua “posthuma proles”, affidata dapprima alla cura di Paolo Malaspina e Marco Antonio Clodio, ai quali si aggiunsero successivamente altri. L’autore (Verona 1530 - Palermo 1568) erudito agostiniano, trasferitosi a Roma giovanissimo, dopo i primi studi ecclesiastici eseguiti nella sua città, dedicò le sue indagini allo studio delle antichità romane, acquistando grande fama. Pio IV lo nominò revisore alla Biblioteca Vaticana. Tra le sue opere di notevole interesse, oltre alle Antiquitatum veronensium, anche i Commentarii ai Fasti (1558), i Commentarii ai Trionfi, i Comizi imperiali, ecc. Le schede manoscritte da Panvinio, conservate alla Bibl. Vaticana, sono preziose fonti sui monumenti romani, oltre a notevoli testimonianze sul suo metodo critico: egli infatti confrontava le fonti storiche con quelle artistiche. Splendido esemplare con fogli parzialmente in barbe. Legatura con qualche traccia del tempo (lieve abrasione agli spigoli ed agli angoli). Cicognara 4059: “Opera insigne per la cura con cui sono illustrati i monumenti della città”.

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